La mia gattina

Dopo una giornata di lavoro ho bisogno solo di una cosa: Lei.
Ma non una lei amorevole e coccolona, no, lei, la mia gattina, lei, la mia sottomessa, lei che sa svuotarmi le palle da Dio.

Arrivo a casa e lei mi aspetta, non la calcolo neanche, sa cosa voglio e sa come lo voglio.
Mi segue scodinzolando sensualmente fino alla poltrona cercando di attirare invano la mia attenzione.
Mi tuffo tra la pelle morbida, mentre lei si insinua tra le mie gambe desiderosa di me, desiderosa di fare il suo dovere.

La accarezzo per darle un contentino e poi la lascio fare, mentre piano fa scendere i miei pantaloni lasciando libero il mio cazzo già duro come il marmo.

Mi guarda con i suoi occhi furbi, mi sfida, mi fa pregustare già quello che sta per farmi. A me importa solo che si sbrighi.

Sussulto quando lo sfiora con le sue labbra morbide, è sempre paradisiaca, soffice e pungente come piace a me, come piace a lui.
Se la prende comoda, lasciando che la mia eccitazione salga.
Fa uscire la punta aiutandosi con le mani, per poi leccarla con la sua linguetta, la posa e la ritrae, come se stesse bevendo del latte da una ciotolina.
Mentre ondeggia scodinzolando con quel plug a codina che le ho comprato.
Vorrei mettermi al posto di quel coso e tapparglielo io il culo, sicuramente godrebbe di più, ma qui quello che deve godere sono io, e la sua bocca che lappa il mio cazzo lasciandolo scomparire tra le labbra mi soddisfa abbastanza, per ora.
Arriva quasi a sfiorare le palle, sento il suo respiro su di esse, prima che ricominci la salita allontanandosi.
E poi, un sali e scendi sempre più ritmato fa si che la mia erezione si palesi in tutta la sua grandezza, riempendo la sua bocca.
Mi tenta, lo fa ogni secondo della sua vita ed io non sono fatto per essere tentato.
Le afferro la testa a metà tra le orecchie da gattina che si è messa e la spingo giù ferocemente, se lei può arrivare in basso io posso farcela arrivare meglio. La spingo finché non sento i conati, solo allora allento la presa per farla risalire.
Ma non mi basta, non mi basta di certo.
Aspetto che riprenda fiato e poi la spingo di nuovo giù ad ingoiare interamente il mio cazzo.
Voglio sentire la gola, voglio sentirlo risucchiare giù.
La premo con il mio palmo stretto sui suoi capelli ribelli, e una volta sentito il naso sbattere sulla mia pelle, con le dita dell’altra mano le chiudo l’unica fonte del suo respiro. Soffoca, ma io so bene quando il suo limite può reggere. La saliva cerca di uscire ad ogni conato e solo quando la lascio riprendere fiato la vedo scendere dalla sua bocca e cospargere il mio sesso con i suoi rivoli.
Le tiro i capelli a lato per vedere la sua faccia provata dal mio soffocone, potrei costringerla a replicare ancora ma la voglia si fa sempre più impellente e voglio soddisfarla in altro modo.
Davanti alle sue fauci aperte decido di ricambiare il regalo della sua saliva donandole un po’ della mia.
Lo sputo parte dalle mie labbra fino alla gola accessibile alla mia vista.
-Sali- le ordino poi in un attimo. Le parole che so che aspettava pazientemente di sentire.

Non se lo fa ripetere e con uno scatto felino sale sulla poltrona e su di me.

Allungo una mano nella sua intimità nuda, gia bagnata e gia pronta, la spingo fino a sentire la sua codina, la accarezzo giocandoci e portando la mia micina ad un livello più alto di desiderio.
Percorro ancora ed ancora la strada bagnata fino al giocattolino nel culo, poi la carezza si fa possessione ed assaggio da dentro il posto caldo che ho intenzione di scopare.
Entro con due, no, tre dita e poi le muovo facendola già un po’ mia.

Sento il mio cazzo pulsare dal desiderio, e lasciando perdere il suo piacere, esci e prendendola per i fianchi la accompagno sul mio palo.

Entro forte e deciso, la spingo su di me fino a sentire solo la sua voce spezzata.
Non si muove, gode della mia imponente presenza, si adatta al mio cazzo come un guanto.
Giusto qualche secondo, prima di cominciare a muoversi su di esso, le sue labbra lo sputano e lo rimangiano tutto.
Infilo le mie dita sulla carne dei suoi fianchi, spingendola più a fondo di quello che umanamente può.
Ogni volta che sale poi io la sbatto ferocemente sul mio bacino entrandole sempre più a fondo.
Quando piegandosi mette alla portata delle mie labbra la sua scollatura, affondo il mio volto in quel cuscino morbido.
Le sue tette prosperose attirano la mia bocca che si precipita su uno dei due capezzoli intrappolandolo tra i denti.
Lo mordo, lo strappo, e la puttanella gode ancora di più, non sente dolore, no, solo il suo piacere che non conosce limite.
La consumo dentro e fuori, tanto non si rompe, tanto non scappa, è il mio giocattolino e funziona alla perfezione.
La fotto come se non dovessi farlo mai più, spinte forti si susseguono facendo suonare il suo culo sulle mie cosce come tanti piccoli schiaffi e sono sicuro che le piacerebbe anche quello se potessi.
Prendo l’altro capezzolo tra le dita e lo tiro forte.
Tra le urla del suo piacere le do
un’ultima spinta e la sporco dentro.

Si affretta a trovare qualcosa per uscire da me senza danni, sa che se solo osa sporcarmi passerà molti guai.
Si pulisce, prima di pulire con le sue calde labbra anche la mia erezione che esausta si sta già ritirando.

Mi rilasso sulla poltrona, lasciando che la mia gattina si prenda cura di me, ho decisamente dato, almeno per i prossimi dieci minuti.

Come ultima cosa, prima di dedicarsi ad altro, come sempre china il suo sedere verso di me, aspettando che io le tolga la sua codina, dandole la possibilità di uscire dal suo ruolo.
Afferro il plug e con un po di pressione lascio che il suo culo la espella.

Mi affascina vedere quel buchino allargarsi e ritirarsi, forse dopo ci gioco un po’, ma non con sto coso di silicone. Dopo me l scopo anche lì. Dopo.
Adesso voglio solo rilassarmi con la sua bocca che accarezza ogni centimetro del mio membro, poi se ho voglia me la fotto ancora un po’, o forse lo faccio domani, tanto lei è mia, la mia troietta svuota palle.
Tanto è mia.

Lara © 2018

Notte estiva 2

Dopo quella sera per me girare in abiti succinti era diventata una missione, avevo anche comprato un nuovo babydoll di raso nero con dei merletti in pizzo e non perdevo occasione per sfoggiarlo davanti ai suoi occhi.
Ormai quello che mio fratello provava per me era palese, quella notte, passata insieme, mi aveva mostrato che in me non vedeva più una sorella più piccola, ma una ragazza da cui era attratto, una alla pari di tutte quelle che si faceva, ed io non so perché ne ero orgogliosa, ne ero fiera e quella malizia che mostravo davanti a lui era frutto della mia sicurezza interiore.
Era passato ormai qualche giorno, ma io non smettevo di mostrarmi e di provocarlo nel limite del possibile, da una parte avrei voluto sapesse che quella notte era stata bellissima anche per me, ma dall’altra mi rendevo conto che saperlo avrebbe potuto escludere la possibilità di una seconda volta.
L’orecchio era sempre teso aspettando che entrasse di nuovo in camera mia nel cuore della notte, e quella seconda sera non c’era bisogno di tenderlo poi molto visto il casino che si sentiva da camera sua.
Uscii dalla mia stanza per la mia consueta tappa in cucina. Sfilai davanti alla porta aperta della sua camera diretta e decisa verso il mio obiettivo.
Nei pochi passi che mi mostravano alla sua vista calò il silenzio per poi riprendere subito dopo, stessa cosa accadde al ritorno.
Chiusi la porta della mia stanza sorridendo, ma anche delusa dall’aver appurato che con lui c’erano i suoi amici e che non se ne sarebbero andati molto presto, anche quella sera sembrava che avrei dovuto mettere una pietra sopra all’idea del bis.
Mi addormentai cercando di percepire il loro vociare, che dalla sua stanza alla mia, diventava solo un rumore indistinto.
Chiusi gli occhi cercando di arrendermi al sonno che non arrivava, quando sentii la porta aprirsi.
-Shh non fate casino o si sveglia-
La voce sussurrata di mio fratello allertò i miei sensi che dettarono comunque al mio corpo di rimanere fermo.
Li sentivo sulla soglia, sentivo i suoi occhi e quelli di Alex e Diego su di me. Li sentivo spogliarmi con lo sguardo e ne sorrisi tra me e me.
-Dai, ma davvero te la sei scopata mentre dormiva?-
Il silenzio della risposta mi fece intuire un suo gesto d’assenso. Glie l’aveva detto, ero quindi causa di vanto e non di vergogna e questo mi causò già palpitazioni che si mischiarono alla tensione di averli li.
Dei passi si avvicinarono a me causandomi un ulteriore stato d’ansia.
-E lei non si è svegliata?- era la voce di Diego che stava toccando i miei capelli attorcigliandoli tra le dita.
-No- rispose mio fratello con un tono che sembrava seccato.
-Bisognerebbe provare per credere- incalzò Alex avvicinandosi a sua volta.
Insinuò una mano sotto le lenzuola a percorrere il mio fianco.
-Ragazzi, ora basta, usciamo- disse deciso mio fratello.
Era geloso? Di quale gelosia però? Quella per una sorella o era qualcosa di diverso?
-Dai, non sarebbe la prima donna che condividiamo- parlò uno dei due ragazzi per convincerlo.
-Prometto che non farò nulla che tu non voglia, ma ti prego, Dio la vedi che gnocca, non puoi negare che non ti tira l’uccello-
Con uno sbuffo di risata sentii avvicinarsi anche mio fratello, erano tutti accanto a me, sul bordo del letto, alle mie spalle e ai miei piedi. Ero circondata, sarebbe stato difficile rimanere immobile questa volta, senza neanche una minima reazione.
Con il silenzio e gli occhi chiusi non potevo distinguere le loro posizioni, ma sentii subito una mano partire dalla mia spalla nuda a scendere fino alla mia, ebbi un brivido causato da quel primo strano tocco e dallo strano posto, non so perché, ma dalle loro frasi mi sarei aspettata si fiondassero su altre parti del mio corpo.
Accarezzò la mano, sollevò le dita, mentre io cercavo di rimanere più rilassata possibile.
Piano piano, lentamente, la sua mano si insinuò sotto la mia e con tutto il dorso cercò di alzarla.
Il mio braccio era un peso morto, completamente guidato dalla sua mano. Lo spostò di pochi centimetri, finchè le mie dita non sbatterono sulla stoffa dei suoi jeans. Persi un battito ad immaginare cosa c’era sotto alla stoffa che stavo involontariamente accarezzando.
La mano a toccare il materasso e il rumore di quei jeans che insieme ad altri indumenti venivano silenziosamente tolti.
Quando sentii di nuovo la mano sulla mia capii che questa volta non avrei trovato ostacoli. Le punte delle mie dita si scontrarono con la sua pelle calda, per poi scendere leggermente e ritrovarsi ad avvolgere la sua asta bollente.
La sua mano sulla mia guidava i movimenti lenti su di lui.
Stava diventando difficile trattenere il mio assenso mentre sentivo le nervature a contatto con i miei polpastrelli, i miei ansimi crescevano nella mia testa mentre anche l’altra mano diventava protagonista di un corpo ben diverso.
Le mie estremità completamente abbandonate andavano allo stesso ritmo ma non in sincrono, il secondo membro era più lungo del primo, o comunque mi stava guidando diversamente. Ognuno aveva il suo modo di darsi piacere e me lo stavano dimostrando
Mi immaginai nella testa le seghe che si stavano facendo grazie a me, anche se non ero abituata a farne di così intense, di solito sfogavo tutta la mia voglia in quei movimenti altalenanti che adesso invece sembravano spinti da un soffio per quanto erano intensi ma mi facevano percepire ogni più piccolo spostamento.
Sentii il letto muoversi piano e qualcuno avvicinare il corpo al mio volto.
Il terzo membro, quasi certamente di mio fratello si protese sul mio volto fino a lasciare carezze bagnate sulle mie guance, l’odore pungente della sua voglia era presente in me, lo sentivo e lo assaporai leggermente quando lo spalmò sulle mie labbra come se fosse un rossetto.
Diamine, sarei potuta morire in quel momento e non so perché ma sarei morta felice.
Le voglie degli altri due uomini bagnavano le mie mani e quella sulla mia bocca cercava di entrare. Fu difficile aprirla senza farmi accorgere, ma forse lo stato d’eccitazione non lo fece riflettere poi molto.
Il membro entrava e si ingrandiva tra le mie labbra scivolando sulla lingua sempre più a fondo.
Era sempre più difficile e sempre più eccitante, se fosse sceso ancora più giù non so se sarei riuscita a trattenere un conato.
Cercai di respirare ritmicamente e di concentrarmi su altro.
Fortunatamente una mano e poi l’altra a specchio che non erano impegnate a guidare le mie, cominciarono a spogliarmi voltandomi leggermente.
Il nuovo babydoll si slacciava con un fiocco e non fu difficile per loro scoprirlo ed ammirare con una sola mossa il mio corpo nudo.
Le mani percorrevano il mio corpo in preda all’eccitazione. Le mie mani vennero abbandonate sul materasso e le loro viaggiavano prepotenti su di me.
Calarono facilmente le mie mutandine e divaricarono le mie gambe tirandone una per uno verso di loro.
Ero bagnata, lo ero da quando erano entrati, lo ero da giorni in attesa di quella serata, anche se non l’avrei mai immaginata così.
Le dita di uno accarezzarono la mia intimità bagnandosi finalmente un po’ di me, mentre il membro dell’altro bagnava il mio corpo lasciando scie del suo piacere.
Le dita mi penetrarono lentamente per poi indagare dentro di me alla ricerca di un piacere che avrei voluto urlare.
-Ti prego Frà, posso scoparmela?- chiese Alex a mio fratello che come avevo intuito si divertiva con la mia bocca.
-No- rispose smettendo e staccandosi dalle mie labbra che rimasero dischiuse sbavando sul cuscino.
-Allora scopatela tu- ribattè ormai ragionando con la sua eccitazione.
Mi ero sempre chiesta che cosa ci trovassero le persone nel vedere qualcuno scopare e a quanto pare quella era la mia risposta: i loro gemiti mentre il rumore dei loro membri non più dolcemente segati erano eloquenti, immaginandosi forse di essere loro stessi ad affondare in me.
L’asta scivolò dentro di me come se fosse il pezzo perfetto del puzzle, mi salì sopra attento a non pesarmi, e con lenti movimenti ma decisi, entrava sempre più in me.
I due ragazzi provavano tutte le angolazioni, toccando il mio corpo e accarezzando i miei seni, unica parte che era rimasta loro disponibile.
Quando stuzzicarono i miei capezzoli e li strinsero in sincrono i miei occhi rotearono all’indietro nelle mie palpebre chiuse.
Non mi ricordavo fosse una tortura così grande eppure era così bella e devastante.
I versi rotti dei tre ragazzi si confondevano placando la mancanza di non potermi aggiungere a loro.
Continuava a scoparmi ad un ritmo incalzante, e quando uscì per schizzare il suo seme sul mio corpo lasciò un vuoto tale che anche la mia intimità pulsò aggiungendo i miei umori alle lenzuola fradice.
-Po posso veni rle in bocca?- la voce rotta non mi fece capire chi dei due fosse, ma il membro che entrava tra le mie labbra per esploderci mi rese chiara la risposta di mio fratello.
Appena venne lasciò la mia testa che venne inclinata dall’altra parte dove l’ultimo membro cercò di centrare la mia bocca già piena sbagliando di qualche centimetro.
La testa come quella di una bambola venne riappoggiata sul cuscino e i liquidi colarono su di esso, nonostante gran parte rimase comunque in me.
-Dobbiamo pulirla?- chiese ansimante Diego cercando di riprendersi.
-No- rispose mio fratello soprendendomi -voglio che sporchi per bene delle nostre voglie, e se si accorge, beh, sono curioso di cosa mi dirà-
Mi aveva messo in una bella situazione del cazzo, che cosa avrei dovuto fare?
Mentre uscivano dalla mia stanza le idee se ne andavano con loro.
Anche fosse stata la mia ultima esperienza non potevo negare che era stata la migliore della mia, anche se giovane, vita.
Chiusi finalmente la bocca intrappolando un po di loro in me, aggiunsi con un dito anche quella di mio fratello e con un sorso d’acqua le ingoiai tutte e tre.
Recuperai il lenzuolo e mi pulii con esso, l’idea di avere il loro profumo accanto a me mi aiutò a prendere beatamente sonno con un sorriso tra le labbra sapide di voglia.